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ATLANTE SI RIBELLÒ… E COMPRÒ UNA CASA

Gli antichi greci consideravano la Sardegna erede di Atlantide. Oggi gli atlanti del business mondiale aspirano a stabilirsi qui, investendo in immobili e longevità. Ma come si presenta la «casa dei sogni» in Sardegna?


Secondo la leggenda, gli architetti della perduta Atlantide riuscivano a elevare le proprie costruzioni ad altezze incredibili, e vivevano fino a 150 anni. Il primo aspetto è confermato dai ritrovamenti subacquei di artefatti in marmo appartenenti a una civiltà sconosciuta, e del secondo non c’è assolutamente motivo di dubitare. Ancora oggi i sardi, per l’invidia di tutto il mondo, vivono non a lungo, bensì molto a lungo: l’aspettativa di vita media va infatti oltre gli 80 anni.

La specificità dell’architettura sarda è sottoposta a un rigido regolamento e finalizzata all’armonia fra nuove costruzioni e natura circostante. Per questo motivo, sono in pochi a occuparsi di edilizia in Sardegna a un buon livello professionale. È un business complesso e di grande responsabilità in confronto al quale le limitazioni all’urbanizzazione in Russia costituiscono un inno alla libertà di edificare.


UNA POLITICA EDILIZIA RESPONSABILE

Per preservare il fragile equilibrio della natura e controllare l’impatto dell’uomo su di essa, il coordinamento dei nuovi interventi edilizi e il rilascio delle autorizzazioni necessarie si basano in Sardegna sul principio del «non danneggiare». Nelle città il centro storico viene preservato in modo impeccabile grazie a una semplice regola: un severo veto su qualsiasi modifica delle facciate delle case ubicate in un raggio di 200 metri dalla chiesa.

Divieti non meno rigidi vigono al di fuori delle zone di interesse storico-culturale. Nell’area dei boschi e dei parchi naturali è vietata la costruzione di edifici che superino i due piani.

«A parte rare eccezioni, la regione interna della Sardegna si presenta come una zona cha salvaguarda la natura, in cui l’intervento edilizio è vietato o notevolmente limitato. La realizzazione di progetti di edilizia in tali condizioni è una vera sfida per architetti, ingegneri e specialisti di design paesaggistico. Persino una villetta, per non parlare dei grandi progetti, deve rispondere non solo ai requisiti ufficiali che regolano gli interventi edilizi, ma anche ai canoni locali di estetica architettonica», spiega il direttore della compagnia edilizia Villegium Marco Ferrario.


UN’ARCHITETTURA ALL’INSEGNA DELLA NATURA

La concezione dell’aspetto della residenza d’élite si è formata in Sardegna negli anni Sessanta, quando il fondatore e ideologo della Costa Smeralda come località di villeggiatura, il principe Karim Agha Khan, incaricò della sua realizzazione un’équipe costituita dai migliori architetti d’Europa. Progettata per essere una località di lusso, si decise di realizzare un’opera esclusiva nel senso proprio del termine. Così nacque su commissione uno stile architettonico unico, realizzato in tempi record grazie alla dedizione di alcuni grandi maestri. Nel corso di alcuni anni venne elaborato un progetto di urbanizzazione, ed ebbe inizio la costruzione dei primi hotel e delle prime ville.

In ogni caso, non si può dire che l’elaborazione dell’«architettura della Costa Smeralda» sia cominciata da zero. Gli architetti si basarono sulle direttive date da Agha Khan in merito al rispetto della tradizione architettonica locale e alla salvaguardia del patrimonio naturale dell’isola. L’architettura tipica della campagna sarda fu quindi rielaborata dagli architetti, profondamente ispirati dal surrealismo e da altre correnti all’avanguardia. Il Comitato per l’architettura del Consorzio Costa Smeralda, patrocinato dal principe, esaminava ogni nuovo progetto sulla base di norme che parlavano chiaro in merito alla difesa dell’ambiente circostante.


UN AMBIENTE ABITATIVO ORGANICO

Fra coloro che hanno ideato e perfezionato le caratteristiche del nuovo stile architettonico nell’ambito dei primi progetti in Costa Smeralda, emerge in modo particolare la figura dell’architetto Jаcques Couelle. Verso l’inizio del periodo «sardo» questo francese, che godeva già di fama mondiale, aveva alle spalle una certa esperienza nella realizzazione di progetti insoliti per le località turistiche. Amico di Salvador Dali, aveva una predilezione per le mutevoli forme della natura, che studiava instancabilmente nell’Istituto di architettura naturale da lui creato. Couelle, che lavorò attivamente in Sardegna fino a 95 anni, proprio qui mise definitivamente a punto la nuova corrente dell’«architettura organica». Alla sua base c’erano uno studio approfondito delle modalità di costruzione delle proprie dimore da parte degli animali (tane di orsi e castori, alveari e altri), l’analisi di alcune strutture naturali (conchiglie, carapaci ecc.) e delle forme architettoniche più antiche.

La Sardegna, con i suoi nuraghi e le sue rocce di granito dai contorni stravaganti e ondulati, modellati dall’azione del vento, attraverso il connubio di naturale e artificiale è diventata il luogo ideale per la realizzazione di un nuovo stile architettonico a misura d’uomo e in armonia con l’ambiente circostante.

Prosecutori dell’attività di Couelle e dell’idea di «architettura organica» sono diventati il figlio Savin i suoi allievi. Gli architetti della scuola di Couelle si dedicano oggi alla realizzazione delle più prestigiose ville indipendenti. In particolare, la supervisione su architettura e design di Villa Perla, ubicata a Baja Sardinia, è stata affidata all’allievo di Couelle Salvatore Valeri. Questo membro dell’équipe di Villegium ha messo tutta l’anima nella progettazione dell’elegante villetta, che sorge sui vari livelli di un pittoresco terrazzamento. «Couelle mi ha insegnato a non dividere lo spazio nè all’interno della casa nè al di fuori delle sue pareti, e a basarmi sulle possibilità che l’ambiente circostante offre. L’architettura e l’interno sono una cosa sola, vasi che comunicano liberamente», racconta Salvatore Valeri. «Durante la progettazione di villa Perla, ho seguito la tradizione della scuola di Couelle e la mia percezione dello spazio: da sardo autoctono, riesco a cogliere con esattezza quello che «richiede» la ricchezza dell’ambiente naturale circostante. L’indescrivibile vista che dal versante del rilievo si apre sul golfo della Maddalena, dai contorni evanescenti, ha inevitabilmente contribuito a delineare le caratteristiche della villa: i soffitti ad arco, la ricorrenza di legno e metallo di origine artificiale negli interni, e la perla della maggior parte delle camere: il panorama esterno. E intorno il giardino, con isolotti di vegetazione spontanea appositamente conservati: provate a distinguere il naturale dall’artificiale!» 

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